#RoadToPlayOff -4: Fortitudo-Fortitudo, l’irriverentemente grande “classica”.

Primavera 2005: Ruben Douglas sulla sirena realizzava il canestro da 3 punti che consegnava il secondo scudetto della storia alla Fortitudo Bologna. Nel frattempo, nella punta più estrema d’Italia, sia geograficamente che cestisticamente, anche la Fortitudo Moncada Agrigento giocava la sua finale: i “nostri Douglas, Basile, Smodis” erano Paride Giusti, Matias Principe, Santiago Corbetta, e gli altri “ragazzi terribili” che avevano vinto la regular season del campionato di C2 siciliano, e che adesso si giocavano la promozione in C1 contro la Lio Catania, al Pala Nicosia in gara 3. E mentre il “nostro” Ale Piazza, ancora poco più che ragazzino, alzava al cielo con Mancinelli (già, proprio lui) il secondo scudetto della storia dell’Aquila, anche l’Agrigento cestistica festeggiava il suo scudetto: l’approdo in serie C1. Se a quel tempo qualcuno avesse predetto che Fortitudo Bologna-Fortitudo Agrigento sarebbe diventata, circa un decennio dopo, la grande classica dei PlayOff di LegaDue, gli avrei dato almeno del matto. Ed invece è tutto vero. Per il terzo anno di fila le due Fortitudo incroceranno i propri destini nei playoff della Legadue: nella stagione 2015-16, Agrigento arrivava alla sfida contro l’Aquila forte di un grandissimo successo agli ottavi contro Mantova. La Effe bolognese, però, ribaltò subito il fattore campo al PalaMoncada, dove vinse addirittura anche gara-2: i Giganti agrigentini però partirono tutt’altro che battuti in gara-3 al PalaDozza, dove si arresero solamente nei secondi finali alla bruciante eliminazione. Con il fattore campo sempre a favore, nella passata stagione la nostra Fortitudo disputava una grandissima partita nella gara-1 degli ottavi di finale: era l’anno dei canotti con i quali un certo Ballandi doveva raggiungere Agrigento, e delle provocazioni di Nazzareno Italiano a Perrin Buford, che convinsero l’americano a giocare una sontuosa partita spazzando via l’aquila. Ma era anche l’anno di una chimica di gruppo non proprio perfetta per la nostra Fortitudo, e tutti i nodi vennero al pettine già in gara-2, dove Boniciolli non fece giocare Italiano per non aizzare nuovamente Buford, e si portò a casa vittoria e fattore campo, facendo diventare gare 3 e 4 quasi due formalità. Già, perché se non hai tra le tue doti quelle di una grandissima solidità di gruppo, il PalaDozza ti stritola con una facilità disarmante. Ed ecco subito un concetto-chiave: la solidità di gruppo. Come scritto, l’anno scorso la nostra squadra eccelleva sicuramente per tecnica, talento ed esperienza, molto più probabilmente, anzi sicuramente, di quella di adesso. Gli attuali ragazzi di coach Ciani però, sebbene inesperienti, giovanissimi, con una cifra tecnica e fisica inferiore rispetto a quelli che ne vestivano la maglia nella passata stagione, hanno dimostrato di avere una dote su tutte: sono riusciti a creare un gruppo dalla solidità eccezionale, e questa è una condicio sine qua non per scendere sul parquet nel modo giusto a Piazzale Azzarita. Per di più quest’anno, rispetto agli anni passati, avremo ancor meno da perdere, non avendo neanche il vantaggio del fattore campo da difendere, e potendo giocare le due gare a Bologna consapevoli che, per sognare l’impresa, le basi dovranno essere gettate obbligatoriamente proprio al PalaDozza. Per farlo però, oltre alla proverbiale solidità di gruppo già citata, la Fortitudo che tutti noi vogliamo vedere dovrà essere quella con i migliori vestiti stagionali, quella irriverente, aggressiva, spregiudicata, vogliosa di stupire, che abbiamo visto soprattutto in alcune uscite stagionali. Se poi, come sta nelle cose, la Effe bolognese vincerà ed andrà avanti, la cosa più importante sarà comunque quella di avere avuto la certezza di avercela messa tutta fino in fondo. D’altronde con questo spirito ci apprestavamo a vivere i primi playOff di A2 della nostra storia, nella stagione 2014-15, alla vigilia della trasferta contro la corazzata Verona: è verissimo che le imprese sono definite tali proprio perché accadono rarissimamente, e noi il jolly potremmo anche essercelo già giocato in quell’anno al PalaOlimpia ed al PalaFerraris di Casale, però… mai dire mai! Il sogno è alla base della passione sportiva, e quindi è assolutamente legittimo pensare di entrare lunedì sera al PalaDozza vogliosi di poter dire la nostra al cospetto di una corazzata a dir poco pazzesca per la LegaDue.