La fine del sogno

11/6/2015. No, non è un errore. È il giorno dopo la fine del sogno, gara 5 contro Torino. Dopo una notte completamente insonne, di buon mattino, con gli occhi lucidi e pieni di amarezza mista ad orgoglio, mi accingevo a prendere il volo che mi avrebbe riportato a casa. Lo stesso volo che vedeva tra i passeggeri squadra e staff. Lo stesso volo che sognavo di prendere con la meravigliosa coppa come bagaglio a mano. Quel giorno speravo tanto fosse solamente l’inizio: la mia Fortitudo Agrigento, che avevo sposato in C2 poco più che adolescente, aveva fatto innamorare l’Italia cestistica intera. E se non era stato possibile completare l’opera con quella che sarebbe stata una meritatissima promozione, la stessa cavalcata aveva portato in dote una visibilità ed una simpatia sul palcoscenico nazionale tali che, sicuramente, si sarebbe potuto sfruttare questo treno per assicurare alla Fortitudo un futuro roseo. Questo pensavo allora. E a quella penso ad oggi come una clamorosa occasione mancata. Perché se a 5 anni da quel “miracolo” praticamente nulla è cambiato nell’asset societario, se nessun importante sponsor è stato mai procacciato per rimpinguare le casse della nostra Fortitudo per dare solidità, se ci si è sempre e solo lamentati del poco contributo offerto da imprenditoria locale e tifosi, con questi ultimi protagonisti in pochi giorni di una commovente campagna che ha portato una cifra “enorme” in un periodo nerissimo come quello che stiamo vivendo, e per di più nella provincia più povera d’Italia: beh, a mio modesto parere, bisognerebbe in primis fare un clamoroso mea culpa. Perché difficilmente si poteva pensare in pochi giorni di colmare mancati introiti da quelli che sarebbero potuti essere importanti sponsor nazionali e, perché no, internazionali, con una colletta tra appassionati. È vero, il territorio avrebbe potuto sicuramente offrire di più in questi anni anche in termini di presenze al palazzetto: ma non dimentichiamoci che tanti dei figli della nostra terra, sopratutto nella fascia tra i 18-30 anni, sono costretti a stare lontani diversi chilometri da casa, e che gli stessi durante le festività natalizie e, spesso, in trasferta, non hanno mai fatto mancare il loro contributo, con tutto l’amore che possono. Ed è anche vero che, se tu hai un prodotto meraviglioso tra le mani e tanta gente però non ne capisce la sua meraviglia, devi anche chiederti se hai fatto il possibile per far conoscere il tuo prodotto a più gente possibile: perché è impossibile innamorarsi di qualcosa che non mi hanno invitato a conoscere. Ad onor del vero, se da un lato la mancata “fortuna” nel riuscire a trovare sponsor al di fuori del tessuto economico locale che investissero sulla Fortitudo Agrigento è stata, a mio modesto parere, una pecca imperdonabile, d’altro canto bisogna dare i meriti alla società per quanto costruito da un punto di vista di strutture, intese come edilizie e sportive: un palazzetto con foresteria, tra i pochissimi in Italia, un ambiente di lavoro unico, così come riportato anche nelle parole di Ambrosin, ed una grandissima capacità nella scelta degli uomini e dei giocatori seppur con budget limitati, hanno fatto della Fortitudo Agrigento un modello da seguire. E proprio per questo motivo fa ancora più rabbia non essere riusciti a solidificare la nostra realtà, e a “venderne” il brand anche al di fuori del nostro territorio, dopo che si è avuta la capacità di renderlo spendibile ed appetibile . E proprio per questo motivo fa ancora più rabbia vedere gettare tutto alle ortiche, optando per un’autodistruzione travestita da passo indietro. Perché tra la A2 e la B c’è una differenza abissale, e non solo in termini qualitativi. E perché non capisco con quale entusiasmo ci si possa approcciare alla serie B sapendo che, anche nella migliore delle ipotesi dovessimo riuscire ad ottenere la difficilissima promozione, otterremmo la stessa cosa alla quale abbiamo appena rinunciato, ed alla quale quindi probabilmente rinunceremmo nuovamente, per coerenza. Avevo deciso nel mio piccolo di soffrire in silenzio… ma le parole di Lollo di oggi mi hanno spinto a scrivere ciò che penso, come sempre, nel massimo amore per la mia squadra, e con il massimo rispetto per la società che ne detiene le redini, e la quale ringrazierò comunque sempre per i momenti che mi ha fatto vivere, dalla C2 all’anno passato, pur non condividendone, come credo sia normale e legittimo, alcune decisioni. E la ringrazierò anche per avermi dato l’opportunità di poter raccontare a mio figlio quanto era meraviglioso sognare, al di là della categoria, di potere vincere quel campionato per fare un altro gradino di una meravigliosa scalata… sperando che un giorno anche lui possa vivere quelle sensazioni ed emozioni con la mia, con la nostra, Fortitudo, avendo anche lui la possibilità di sognare che, al momento, da qualche giorno io non sento più di avere.