La linea sottile…

Foto by fortitudoagrigento.it

[…] “per il cielo è un po’ presto 

per l’inferno non c’è posto 

per qualcuno è solo buio pesto” […]

[…] “la linea sottile fra il tuo bene e il tuo male 

la linea sottile fra dormire e sognare 

c’è una linea sottile fra tacere e subire 

cosa pensi di fare? 

Da che parte vuoi stare?” […] Da “La linea sottile”. Luciano Ligabue

Non e’ mai stato così livellato un girone della LegaDue. Non e’ mai stata così sottile la linea di demarcazione tra il sogno e l’incubo: tra l’incredibile chimera luccicante della “vetta al di sopra di ogni tiro di giavellotto”, e gli abissi reconditi sulle rive dello Stige e del Cocito. Non e’ mai stato neanche per noi così vivido forse, da tre anni a questa parte, anche solo il sogno di poter salire nuovamente su quel treno che sembrava (e sembra tutt’ora) averci scaraventato giu’, come se non avessimo avuto il biglietto, appena giunti alla fermata di Torino, l’ultima prima della stazione d’arrivo: uno di quei treni che, forse, passano una sola volta nella vita. Uno di quei treni che però sogni di riprendere, arrivando stavolta fino al capolinea. Tutto ciò alla luce del fatto che, grazie alla competenza ed alla lungimiranza del nostro coach e della società, è stata ancora una volta costruita, e con le limitatezze del budget, una squadra unita, compatta, profonda più che mai, e pronta a dar battaglia ogni partita. Tanto più che quest’anno si prevede eccezionalmente una promozione diretta in paradiso, in un girone che non presenta la sua designata obbligata come lo è, invece, la Fortitudo Bologna ad Est. D’altro canto, il l’eccezionale equilibrio del nostro girone Ovest comporta il fatto che, al di là di Cassino e Legnano che, sebbene daranno filo da torcere in tutte le partite, sembrano inesorabilmente destinate alle ultime due posizioni in griglia, manca del tutto la candidata cenerentola ad occupare la terz’ultima posizione, anch’essa valevole per i play-out, che quest’anno saranno un vero e proprio tritacarne. E così, dopo la sconfitta casalinga contro Treviglio, in un turbinio e vortice di emozioni che solo i #malatidieffe, e di questo sport in generale, possono provare, la sfida di Latina di Domenica prossima ritorna da “occasione per provare a confermare il primato” ad “imprescindibile sfida salvezza”, anche se dall’alto del secondo posto. Anche perché la sconfitta contro Treviglio, al netto della grande prova e dello straordinario momento di forma dei lombardi, ha messo alla luce dei difetti della nostra Effe che, diciamoci la verità, avevamo comunque già capito di avere nonostante le vittorie. Per la prima volta, infatti, abbiamo trovato difronte una squadra che ha giocato contro di noi a difesa schierata per praticamente 40’, non concedendoci pressoché mai le situazioni in post che sono una delle nostre armi più affilate. Così come Treviglio è stata abile a gestire il ritmo della partita a suo piacimento, non permettendo mai alla nostra Effe di aumentarlo e di giocare in transizione, altra arma letale di Ciani e co. E per di più, la nostra difesa è sembrata ben meno impeccabile rispetto alle precedenti uscite, concedendo ben 91 punti ai bergamaschi in serata di grazia. Contro la difesa schierata della Remer, sono diventate palesi le difficoltà nel playmaking di Amir Bell, giocatore dalla personalità, dal primo passo e dall’atletismo formidabili, che però, al momento di dover curare la regia del gioco, trasferendo sul parquet i giochi offensivi dell’allenatore, purtroppo si è dimostrato poco all’altezza. Nervoso, placato, Amir, autentico trascinatore soprattutto nei finali di gara di queste prime stagionali, questa volta fa crollare la sua valutazione, mantenuta ben al di sotto dello zero per tutta la partita, in attesa sicuramente di giornate migliori. E contro Latina, squadra molto fisica, vorremmo vedere sicuramente anche quel Zilli che nelle prime uscite stagionali ci aveva fatto letteralmente balzare dalla sedia: nelle ultime due uscite, infatti, troppa è stata la sofferenza contro Bagnoli con Cassino, e contro Borra con Treviglio, ed emblematica in questo senso e’ stata l’azione in cui, obiettivamente svagato, si e’ completamente perso proprio Borra che poteva indisturbato schiacciare a canestro un possesso decisivo a pochi secondi dal termine, con la Fortitudo che stava facendo il massimo sforzo per provare a sopravanzare i lombardi. Qualche timido segnale di crescita è arrivato nelle ultime uscite da Lollo Ambrosin, anche se il nuovo ruolo in quintetto, con le conseguenti maggiori responsabilità, unito forse anche al fatto di non avere in squadra un canonico play a metterlo in ritmo, sembrano farlo essere comunque ancora una versione un pò sbiadita del giocatore devastante ammirato l’anno passato. Grandissimi avvii di stagione, confermati anche nelle ultime partite, quelli di Pepe, Evangelisti e Cannon. Acerbo, molto (forse troppo?) acerbo Fontana. Minuti quasi sempre utili quelli di Sousa. Sfortunato Guariglia, la cui assenza sta sicuramente pesando. La cosa che più di ogni altra però fa sperare nel buon proseguimento della stagione è senza dubbio la coesione di questo gruppo, capace di grandi imprese come le vittorie di Biella e Bergamo, e la voglia di non mollare mai, qualità che non dovrà minimamente essere smarrita tra gli inevitabili alti e bassi di una stagione che si profila più bella ed incerta che mai. 

Di linee sottili, ma così importanti, sono stati pieni in realtà anche i nostri giorni, per tutto ciò che concerne il mondo attorno alla nostra Fortitudo. Gli enormi passi iniziali tracciati dalla nostra società per riconquistare finalmente Agrigento e gli agrigentini hanno dunque smosso le acque, e tirato in ballo questioni vecchie e spesso stucchevoli. L’emozione di vedere allenare la Fortitudo nel nostro caro, vecchio e amato PalaNicosia e’ stata enorme: quel parquet racconta ancora di imprese leggendarie, non inferiori a quelle attuali sol perché di categoria differente, che hanno costruito base azotata per base azotata, gene per gene, il nostro DNA, giunto al cinquantesimo anno di vita. E per tutto questo, per la nostra storia, ma anche per il nostro presente ed il nostro futuro, anche la mera opportunità di poter essere orgogliosi di portare in giro per l’Italia il nome di Agrigento in maniera virtuosa, dovrebbe riuscire a sradicare quelle arcaiche e provinciali convinzioni, lì dove la linea sottile di demarcazione territoriale tra Agrigento e la sua “marina” diventa per alcuni, ancora, quasi invalicabile. E dovrebbe eliminare anche la scusante che Villaseta ed il suo centro commerciale, preso d’assalto la domenica pomeriggio, siano comunque più facilmente raggiungibili da Agrigento rispetto al PalaMoncada, posto un paio di chilometri più in là. E sia chiaro un concetto: il dispiacere più grande rimane sempre per chi, pur essendo agrigentino (dove per agrigentino si intende abitante di tutta una porzione di Sicilia), non è riuscito a godere di uno dei pochi spettacoli di grande livello presenti nel nostro territorio. Tutto ciò, unito ad un lungo e duraturo progetto promozionale iniziato lodevolmente dalla società in questa stagione, sono sicuro che porterà, nel lungo periodo, a dei risultati importanti in termini di crescita culturale cestistica, e di conseguenza nell’incremento del numero di presenti al PalaMoncada. Perché solamente trasformando la nostra casa in un fortino, e trascinando domenica dopo domenica i nostri ragazzi, potremo riuscire a stare dalla parte giusta di quella sottile linea e, chissà, magari tornare a sognare di poter risalire su quel “maledetto e benedetto” treno verso il paradiso… tornando a cantare, tutti insieme… “urlando contro il cielo!!!!”