Scafati-Agrigento: Overtime.

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La concezione del tempo, della sua limitatezza e della sua definizione, è sempre stata al centro delle umane questioni. Nella pallacanestro, lì dove, a volte, il tempo diventa determinante anche nel suo decimo di secondo, esso è scandito continuamente dai secondi, e l’azione dovrai iniziarla e costruirla e concluderla dal momento in cui tocchi palla, entro il suono della sirena. O almeno così dovrebbe essere (vedi Latina).  Uno degli aspetti più affascinanti di questo sport, nonché più drammatici, è che alla fine della contesa esisterà sicuramente un vincitore ed uno sconfitto: per questo motivo, a differenza degli sport in cui è contemplato il pareggio, il livello di drammaticità è innalzato alla massima potenza, e l’adrenalina fa battere forte il cuore. In quegli istanti in cui tutto ciò che è stato prima non ha ormai più significato resti lì, fermo e immobile, ad aspettare l’epilogo, sperando che sia il migliore possibile. La linea sottile (eccoci di nuovo) tra la vittoria e la sconfitta è davvero quasi impercettibile, ma c’è: e su quella linea danza una parola drammatica, affascinante ed unica. Una parola che puoi amare, quando tutto ti sembrava ormai perduto, od odiare, quando ormai sembravi aver già vinto. Una parola che in sé fa crollare tutta quella limitatezza e tutta quella definizione del tempo stesso, e così tutto ciò che sembrava scritto, definito, scandito, assume nuovi orizzonti: Overtime. Oltre il tempo.

L’incredibile sconfitta di Latina aveva lasciato strascichi emotivi in ogni #malatodieffe per tutta la settimana. Non è stato per nulla facile ricominciare la routine quotidiana senza pensare a quei due punti così incredibilmente persi, soprattutto per il modo con cui questo è avvenuto. Non è stato facile, e non lo è tutt’ora, accettare l’incredibile mix tra disattenzione ed ingenuità nostra ed il clamoroso errore arbitrale, che hanno permesso ai pontini di compiere l’impresa contro di noi. Gli dei della pallacanestro ormai abbiamo imparato a conoscerli: sono beffardi, si prendono spesso gioco dei loro cultori, pongono e dispongono sempre nuove sfide, che spesso sembrano architettate alla perfezione per quanto paradossali esse siano. E così ci hanno chiamato subito alla verifica dopo il disastro della scorsa domenica: + 3 Agrigento, ed ultima azione in mano a Scafati. Sembra incredibile, ma è andata proprio così. La difesa sulla rimessa però, se a Latina era stata pressoché perfetta, e soltanto per quel mix tra ingenuità ed errore arbitrale era arrivato il pareggio alla (anzi, oltre) sirena, stavolta è stata nettamente peggiore, avendo permesso ad un lestissimo Thomas di alzarsi da 3, segnando il canestro che ha gelato ancora una volta i nostri cuori. Ed ancora una volta è stato overtime. A Latina, dopo il “fattaccio”, la nostra Effe è praticamente uscita dal campo con la testa, e l’overtime era stato un monologo pontino. Stavolta è diverso: la dote più grande della Fortitudo 18/19 è sicuramente la personalità, grazie agli attributi singoli e collettivi che i nostri giocatori hanno dimostrato di avere in più circostanze. Così nei 5 minuti supplementari, con rabbia, Agrigento riesce a strappare quei meritati 2 punti che ci permettono di rimanere in zone nobili della classifica, con addirittura il rammarico di non essere ancor più in alto (cosa che era ampiamente possibile viste le nostre sconfitte), ma con la soddisfazione di chi sta facendo un ottimo campionato. Personalità ed attributi, dicevamo. Sono sicuramente queste (e non è poco) le armi migliori della nostra Fortitudo, bastevoli ieri in una partita terribile da un punto di vista tecnico e tattico, giocata a mio parere davvero male da entrambe le squadre. Tanti, tantissimi errori, pochissime azioni ragionate e tiri costruiti. Nullo il bel gioco. Grazie alla nostra personalità e ad una Scafati che ci concede continui attacchi in transizione, conduciamo pressoché per tutta la partita, ed è davvero un peccato aver trovato contro un Ammannato infuocato così come ogni volta che gioca contro di noi: con le sue triple e la sua presenza sotto canestro, tiene a galla Scafati fino alla fine praticamente da solo, e quasi la conduce alla vittoria. Dal canto nostro, all’assenza di Guariglia si aggiungeva quella di Evangelisti, grave anche se si pensa che una delle armi che potevamo mettere in campo contro Scafati era quella della maggiore profondità del roster. Così ad indossare i panni da veterano ci ha pensato Ambrosin, con una partita a dir poco monumentale: 42’ di elevatissima qualità, personalità ed eclettismo per Lollo, che anche se non ha ancora ritrovato la precisione al tiro dai 6,75 alla quale ci aveva abituato nella passata stagione, riempie la sua partita di tante cose eccellenti. Per di più, per larghi tratti della partita, il giovane veneto riveste anche i panni di playmaker, e se ciò poteva essere pensabile nel momento in cui sul parquet non c’era Bell, vessato da falli, fa ancor più scalpore con l’americano in campo. Già, perché Amir gioca una partita da point guard molto più che da playmaker, con percentuali pazzesche al tiro da 3, avendo sbagliato praticamente solamente il tiro della vittoria, alla fine dell’ultimo quarto, quando in realtà la scelta doveva essere ben diversa: in parità, e con la palla in mano, è sembrata oggettivamente una forzatura aver scelto di tentare la tripla da 9 metri invece di penetrare, tentare il canestro da due, ed in caso subire il fallo con i conseguenti liberi che potevano consegnare la vittoria. Amir Bell probabilmente è l’emblema della nostra Fortitudo: un giocatore dalla grandissima personalità e con ottime doti tecniche, che sono enormemente utili alla nostra squadra e senza le quali sicuramente sarebbe stato impossibile pensare di vincere specialmente le trasferte difficili che abbiamo portato a casa. D’altro canto, però, contro la difesa schierata emergono tutti i limiti nel playmaking di un playmaker atipico, che spesso trova le maggiori difficoltà proprio nella gestione dei tempi di un’azione, nelle scelte da compiere, o ancora nel costruire un’azione sui 24”. Partita di grande lotta e sofferenza, come ampiamente prevedibile, per J Cannon e Zilli, contro avversari fisicamente prestanti e tecnicamente validi. Così, al momento del quinto fallo di Giacomo, si rispolvera la versione 18/19 dello small ball che così bene aveva fatto nella passata stagione. Quest’anno l’ago della bilancia di questo sistema è Sousa, con J Cannon “falso cinque”. Il risultato è anche stavolta positivo, prevalentemente all’overtime, con la Effe che riesce nell’impresa di espugnare uno dei parquet storicamente più difficili dell’intera LegaDue. Qualche segnale di crescita si è visto pure in Fontana, che responsabilizzato anche dall’assenza di Evangelisti sembra un pelo più a suo agio nella nuova categoria. Importante il contributo “croce e delizia” di Pepe, semplicemente con una nuova partita “alla Pepe”, con giocate e canestri clamorosi alternate a qualche palla giocata un po’ “così così”.

Archiviata con 2 punti la serie di 3 partite contro Treviglio-Latina-Scafati, è tempo di concentrarsi adesso sulla volata finale che ci accompagnerà al giro di boa stagionale. Tortona in casa, Casale fuori, Virtus Roma in casa, il derby a Trapani, Rieti in casa e Siena fuori: partite difficilissime in un equilibratissimo campionato, dove però abbiamo ampiamente dimostrato di potere vincere contro chiunque ed ovunque, e proprio per questo sarà ancora più affascinante. Nella speranza che il ritorno al PalaMoncada possa coincidere con il ritorno alla vittoria casalinga contro una squadra, Tortona, che sicuramente partiva tra le favorite del girone, e che al di là della battuta d’arresto di ieri contro la capolista, sembra aver trovato la strada giusta sotto la guida di un grande coach come Ramondino. Un coach che ci riporta alla mente grandi sfide di tempi passati, quando ci si giocava l’accesso ad una finale playoff. Tempi che furono. Tempi che, speriamo, saranno di nuovo, al di là di ogni immaginazione iniziale. Per regalarci nuovamente il sogno di poter giocare, così come siamo stati ben abituati in questi anni, un nuovo dorato overtime anche alla fine della stagione.