Quattro chiacchiere con… i #malatidieffe: Artus Maddaloni-Fortitudo Moncada Agrigento (Gara 3, Play Off 2008-09)

Questa settimana è la volta di raccontare una vera favola. Uno di quei momenti che capita rarissime volte nella vita di un giocatore, coach o tifoso: una clamorosa rimonta dal -16 a 4 minuti dalla fine della partita, in un match decisivo per la stagione. Siamo a Maddaloni, in Campania. E’ il 10 Maggio del 2009. Un nutrito gruppo di tifosi agrigentini parte, al seguito della nostra Effe, per un’estenuante trasferta: in palio c’è l’accesso alla finale di serie B2. Nino, un vero #malatodieffe, quindi, accogliendo la proposta del blog, ha deciso di farci il privilegio di farci vivere con lui le emozioni di quella trasferta, che ha segnato in maniera indelebile la storia della nostra Effe, ed i cuori di tutti i tifosi agrigentini. A me non resta solo che augurarvi una buona lettura, e una buona immersione in questo meraviglioso vortice di emozioni, e di ricordarvi che chiunque volesse raccontare le proprie emozioni vissute in una trasferta storica o una partita in casa, una grande gioia per una vittoria, o una cocente delusione, può scrivere alla mail malatodieffe@gmail.com per impostare insieme una nuova pagina del blog. Perchè questi eravamo: e chissà che, rinfrescando un pò la memoria, non possiamo riuscire a trovare anche dal passato le energie giuste per poter svoltare questa tribolata stagione!

10 Maggio 2009, ore 19.51: sono, siamo testimoni di una delle più belle e incredibili vittorie della storia della nostra Fortitudo. Per chi si è avvicinato da poco alla nostra magnifica squadra, questa è una data come tante altre. Ma per chi come me, e altri #malatidiEffe, quel giorno si trovava al PalaCaliendo di Maddaloni, o era davanti ad un pc in una “room” di qualche sperduta chat del web (whatapps cosa? messenger che? Diretta streaming??? Ahahah!), quel giorno evoca ricordi indescrivibili.

Riavvolgiamo il nastro più di quanto lo sia già, visto che parliamo del campionato di B/2, stagione 2008/2009. Partiamo dalla fine della Regular Season: sesto posto conquistato e conseguente primo turno dei playoff contro Catania, che aveva chiuso in terza posizione. Dalla nostra parte del tabellone, nei quarti, si sfidano Maddaloni (seconda) e Ruvo di Puglia (settima); dall’altra, invece, ci sono San Severo (prima) contro Foggia (ottava), e Corato(quarta) contro Massafra (quinta). La serie contro Catania è a senso unico: vinciamo agevolmente gara 1 a Catania per 61-87, e torniamo al PalaNicosia con già il matchball per accedere alla semifinale. E cosi sarà: gara 2 è un monologo Fortitudo, e si conclude con il risultato di 81-56.

In semifinale ci aspetta una delle corazzate del campionato: l’Artus Basket Maddaloni di Manuel Scotto, che ha chiuso il campionato al secondo posto dietro la Cestistica San Severo. Siamo nella nostra classica situazione playoff: Davide contro Golia, la piccola Agrigento contro l’ambiziosa di turno, in questo caso Maddaloni. Gara 1 va ai campani che ci battono per 71-69: in quell’occasione, però, Emiliano Paparella allo scadere aveva messo la tripla della possibile vittoria, che però non fu convalidata perché (forse) arrivata dopo la sirena. Si ritorna cosi ad Agrigento con la consapevolezza di potercela giocare contro Albertinazzi e compagni: gara 2 è nostra (81-73) e si ritorna a Maddaloni!

Eccoci quindi a quel 10 Maggio 2009.

Tutto inizia con il più classico degli appuntamenti per un agrigentino che deve affrontare un viaggio in bus: “appuntamento in piazzale Ugo la Malfa”, in piena notte. Ci sono circa 800km da affrontare, e la partita è alle 18. Siamo due bus pieni. Siamo quelli del PalaNicosia. Ci sono ragazzini come me, oggi un pò più grandicelli. Ci sono famiglie intere, ci sono fidanzate, mogli e figli dei protagonisti in campo della nostra Fortitudo. E, naturalmente, non può mancare TVA con la voce indimenticabile di chi, forse più di chiunque altro, avrebbe meritato di vedere la nostra Fortitudo giocare agli altissimi livelli del panorama cestistico italiano: il grandissimo, e mai dimenticato, Gerlando Micalizio.

Il viaggio è lungo, ma la notte aiuta. Il tempo trascorre tra una pennichella e un occhio alla strada per sapere dove eravamo arrivati. Giunti a Maddaloni intorno ad ora di pranzo, il tempo di un saluto veloce ai ragazzi in hotel e poi dritti al palazzetto. Entriamo al PalaCaliendo e ci sistemiamo nel settore a noi dedicato: bene, siamo praticamente sopra la nostra panchina, siamo vicini ai ragazzi. Siamo pronti. Ore 18, si parte: la partita è combattuta. Tartaglia è a mezzo servizio per un problema alla caviglia, ma chi è in campo non molla un centimetro, e così il secondo quarto si chiude con la nostra Effe in vantaggio di due lunghezze: 35-37. Durante la pausa lunga, come al solito, si discute della partita, di cosa è andato bene ed in cosa possiamo ancora migliorare, ma con la consapevolezza di essere pienamente in partita. Si, siamo lì: crediamo a quel sogno chiamato finale! Il rientro dagli spogliatoi è traumatico: durante il terzo quarto veniamo spazzati via dai canestri dei vari Albertinazzi, Mainoldi, Bazzucchi, Serino. Sembriamo impotenti difronte alle loro folate offensive, e in attacco non riusciamo più a far canestro. Andiamo sotto alla fine del terzo quarto, quando il tabellone recita 57-44 per i padroni di casa. Iniziamo il quarto periodo speranzosi di poter recuperare il gap, ma i maddalonesi continuano a martellare la retina, e noi perdiamo per raggiunto limite di falli il nostro cecchino principale, il numero 17 in maglia bianco azzurra, quello che adesso “siede” dietro una scrivania: si, avete indovinato, si tratta proprio di Cristian Mayer. Mancano 5 minuti alla fine della partita, e purtroppo il sogno chiamato finale inizia a sbiadire: siamo sotto di 16 punti, e tutto sembra andare a favore dei padroni di casa. Pilat in lunetta segna il primo tiro libero, sbaglia il secondo. Prendiamo il rimbalzo in attacco, e Papa (Emiliano Paparella, ndr) mette la tripla del meno 12. Recuperiamo un pallone, segniamo, e ci portiamo a meno 10: parziale di 6 a 0, e abbiamo nuovamente una partita da giocare, e una semifinale da vincere! Loro non segnano, noi recuperiamo ancora palla, e Giovanatto mette a segno due triple che ci portano incredibilmente sul meno 4 (ah, si, quel Michele Giovanatto che oggi ci racconta le partite casalinghe tramite il canale tv della Lega). Mancano ancora più di 4 minuti alla fine della partita: ciò significa che in meno di un minuto abbiamo piazzato un parziale di 12-0 che ha del clamoroso. Da qui in poi rimaniamo in scia, ma non riusciamo mai ad agganciarli: ricuciamo a meno 2, ma loro tornano a due possessi di vantaggio. Sembra una maledizione. Sugli spalti siamo in delirio, sul parquet è un botta e risposta continuo tra le due squadre. Ma, purtroppo, a 17 secondi dalla fine, con Maddaloni sul più 4 sembra veramente finita. Rimessa Fortitudo, Paparella va in penetrazione, scarico sul mezzo angolo per Provenzano che mette la tripla del meno 1 proprio davanti alla loro panchina: 79-78, mancano circa 10 secondi. Siamo ancora lì: si può fare! Rimessa Maddaloni. Albertinazzi sulla linea di metà campo tenta un passaggio rischioso che finisce tra le mani di Giovanatto: palla a Pilat che vede Gianluca Tartaglia sulla sua sinistra, passaggio dentro, e fallo di Di Lauro che manda il numero 9 agrigentino a tirare i due liberi che potrebbero valere la finale. Tartaglia è glaciale: 2/2, rimonta completata, e sorpasso quando mancano due secondi scarsi alla fine della partita. Coach Scotto chiama timeout per organizzare l’ultimo attacco. Nel nostro settore intanto succede di tutto: è una vera e propria bolgia, gente incredula, gente che piange dalla gioia. Il grido “AGRIGENTO AGRIGENTO” si alza in un palazzetto che è diventato un freezer per loro, e una Santa Barbara per noi. Si torna sul parquet, la tensione è alle stelle. Sappiamo che in due secondi può succedere di tutto. Rimessa sul lato lungo del campo per i campani, Albertinazzi va dentro, e in controtempo realizza un canestro da due punti che, però, non viene convalidato perché (questo si) arrivato dopo la sirena. Il resto è storia: vinciamo 80-79. Siamo in finale! Succede di tutto: un arbitro viene colpito da un pugno in testa. Verso il nostro settore viene lanciato di tutto, così siamo costretti a scappare in una zona riparata. Anche i ragazzi corrono negli spogliatoi a festeggiare una delle più incredibili vittorie. Attendiamo la polizia per ripartire: le forze dell’ordine ci scorteranno fino all’uscita del casello autostradale. Prima di abbandonare il palazzetto, però, qualcuno di noi va a rubare uno striscione storico dei padroni di casa: quel “SAN SEVERO ARRIVIAMO” che dimostrava quanto i campani fossero sicuri di battere la “piccola” Agrigento. Siamo fuori da Maddaloni: negli occhi l’impresa eroica dei ragazzi. Si canta, si urla, si chiama a casa per raccontare l’incredibile partita vissuta. Ci sono 760 km da percorrere: ma cosa saranno mai quando hai conquistato una finale playoff risorgendo da un incredibile meno 16???

Il finale di questa favola è storia: per informazioni chiedere “agli amici di San Severo”.

Mi scuso con i lettori e con il gestore del blog (scusato ampiamente, by #malatodieffe, ndr) se mi sono prolungato nel raccontare questa partita, ma ad oggi, insieme a gara 4 contro Verona, è una delle più incredibili gare giocate e vinte dalla nostra Fortitudo.

Qui di seguito, con grande piacere vi propongo un’immagine tratta dalla famosa chat dove i tifosi rimasti ad Agrigento seguirono la partita: ricordo perfettamente che l’ultimo minuto lo passai a telefono urlando la cronaca della partita al mio interlocutore, che a sua volta aggiornava gli altri tifosi della chat. Basket89, giovedies, amaciccio89, laparu, ilBaronerosso, agrigentino, trinacria82, sartux, tiromancino91, mark’srulesAg, e tanti altri che sicuramente non ricordo, siamo quelli del PalaNicosia, e delle nottate passate in bus. #malatidieffe nel DNA.

FORZA FORTITUDO!!!

Vi lascio con l’incredibile video del 5-0 finale.