Fortitudo-Scafati: Di padre in figlio.

Chiedo scusa a tutti in anticipo. Chiedo scusa, ma stasera, dopo diverso tempo, ho sentito la voglia di scrivere. E chiedo scusa se mi concedo di iniziare le mie riflessioni di stasera con delle emozioni assolutamente private e personali. Ma entrare con mio figlio di quasi un anno in braccio, per la prima volta, all’interno di quello che per me è un tempio, una seconda casa, un luogo che profuma di storia, di orgoglio, di identità, è stato un tripudio di emozioni. Vedere nei suoi occhi lo stupore per le luci, i colori, quei cori che per lui, da quando è nato, sono le ninne nanne preferite, non ha prezzo. E immaginare, sognare, sperare che con quello sguardo, inconsciamente, possa iniziare ad essere inciso nel DNA il gene della Fortitudo, e quel bacio della palla alla retina trasformarsi, anche in lui, in vera passione, neppure. Ed il battesimo stasera era davvero di fuoco, contro un avversario fortissimo e di primissima fascia.

Quei piccoli occhi, così stupiti, hanno potuto ammirare la voglia, il ritmo, la determinazione dei nostri ragazzi, che hanno permesso alla nostra Fortitudo di giocare alla pari contro il fortissimo avversario, che è stato addirittura messo alle corde durante i primi due quarti. Strepitoso in particolare De Nicolao: ad Agrigento un play del genere mancava dalla migliore versione di Ale Piazza. Gestisce i tempi da veterano, piazza sempre la giocata giusta, difende in maniera fantastica su chiunque, e rende un giocatore assolutamente normale un crack come Frazier. Complimenti a lui, e complimenti a chi lo ha convinto a venire ad Agrigento. E grazie. E complimenti anche a chi ha scovato, e preso, un autentico fenomeno come James. Lotta, trascina, con grandissima personalità e qualità la squadra. Segna 22 punti, prende 10 rimbalzi, e domina letteralmente la scena, quasi in silenzio. Un autentico crack per la categoria! Speriamo continui così! Grandissima prova anche per Tony Easley: criticato probabilmente anche ingiustamente nelle due uscite precedenti, Big Tony si prende la scena nella partita forse più difficile dell’inizio stagione. E lo fa con grande voglia, tenacia e qualità. Benissimo anche Albano, meno appariscente del solito, ma vera anima del gruppo ed onnipresente. Bene, più in difesa che in attacco, Ambro. Male, invece, ahimè, ed è una costante in questo inizio di stagione, Simone Pepe: è vero, lo diciamo da sempre, Pepe è questo, e o lo ami o lo odi. Ma con la squadra sul +10, a 2 min dalla fine del secondo quarto, quando dovresti gestire il pallone, se dopo 3 secondi prendi e spari l’ennesima bomba sbagliata, e fuori ritmo, è normale suscitare le ire in tribuna. La voglia c’è, la determinazione e l’impegno pure: speriamo sinceramente riesca a sincronizzarsi al più presto con gli altri pregiati strumenti dell’orchestra, perché al momento appare purtroppo la nota stonata. Benissimo stasera, ed anche convincente, Moretti: minuti di sostanza e fisicità quando serviva, nel momento in cui Albano, gravato di falli, doveva riposare in panchina. Buonissima prova anche per Rotondo, in continuità con quanto fatto vedere già a Biella. Ma il voto più alto di tutti stasera, sinceramente, va al coach: in pochi mesi ha costruito una squadra che ha voglia di lottare, gioca a ritmi forsennati, difende in maniera dura ed ordinata, e appare tecnicamente e tatticamente preparata. Bellissime le varie soluzioni offensive: i pick and roll centrali e laterali, la circolazione di palla in attesa della penetrazione, le scelte di mettere in difficoltà gli avversari, sfruttando anche l’unico mismatch favorevole stasera, portando De Nicolao ad attaccare in post, sotto canestro, Frazier. Le sue umiltà e purezza hanno permesso a Cagnardi di entrare subito in empatia con Agrigento, e le sue dichiarazioni sempre sincere e misurate, sia nelle sconfitte che nelle vittorie, sono sempre piacevoli da ascoltare. E se contro Biella, probabilmente, la gestione, soprattutto nei momenti bui, non era stata impeccabile, oggi, davvero, il coach non ha sbagliato nulla! Degli arbitri non scriverò… mi limiterò a scrivere che se il livello del girone Ovest probabilmente si è innalzato, probabilmente il livello arbitrale è rimasto pessimo. E mi limito anche perché è vero, dovrei insegnare a mio figlio che gli arbitri non si offendono né giudicano mai. Ma a volte è proprio difficile… E dovrei forse insegnargli anche che le partite si vedono seduti, composti, applaudendo con moderazione. E forse non dovrei, come invece ho fatto dal suo primo giorno di vita, addormentarlo con i cori della Fortitudo come ninne nanne, ma dovrei affidarmi alle più tradizionali… Ma se tra qualche anno, a lato a me, a lato ai #malatidieffe, a saltare, imprecare, disperarsi, esultare, emozionarsi, gioire, ci sarà anche lui, mi scuserò ancora una volta: ma sarò semplicemente orgoglioso. E chissà, magari quelle “ninne nanne” così speciali lo accompagneranno in sogni biancazzurri da vivere insieme… ti racconterò anche delle lacrime sui gradoni del PalaRuffini di Torino, amore mio. Sognando di vivere, chissà un giorno, insieme, magari un finale diverso di quella storia, con la stessa passione. Di padre in figlio.

 

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