Fortitudo-Rieti: 2 punti d’oro dentro il grigio tunnel.

foto by fortitudoagrigento

Fortitudo-Rieti non passerà alla storia, di certo, come una bella partita di pallacanestro, ma servivano i due punti: ed i due punti sono arrivati. La progressiva involuzione tecnica e tattica della nostra Fortitudo, purtroppo, non vede un passo avanti in una bruttissima partita giocata contro Rieti. L’assenza di Zilli si fa sentire ancora notevolmente, e Guariglia, probabilmente (spero tanto) perché non in condizione, soffre maledettamente su entrambe le metà campo: il lungo campano continua nel suo “scappare” dalle posizioni sottocanestro, prediligendo un gioco perimetrale che non serve alla squadra. Per di più, i blocchi non sono mai portati creando un vantaggio al compagno, ed inesistenti sono gli attacchi in post, o i giochi alto-basso con i compagni, specie con Cannon. E proprio Jalen invece, come sempre, è il vero trascinatore della nostra Effe: lotta con una grinta incredibile, cattura rimbalzi su rimbalzi, offensivi e difensivi, segna tanti punti, inizia pure a tentare di tirare dai 6,75, ed urla. Si, urla. Perché quando Bell si addormenta letteralmente in una difesa troppo morbida che permette a Rieti di allungare, nel terzo quarto, dopo averla con fatica raggiunta, Jalen urla in faccia al connazionale un “defence” che è tutto un programma, e che probabilmente ha anche sortito l’effetto desiderato. Nell’ultimo quarto, infatti, Amir prova a svegliarsi dal torpore ed a salire in cattedra, con fortune alterne in realtà, ma soprattutto è autore della bomba del 3+1 con la quale la Effe ribalta la partita nel finale, e porta a casa la posta in palio. Ma non venite a parlarci di playmaker: questa squadra un play non ce l’ha, e non ha nulla che ci si avvicini minimamente. E quando la condizione fisica cala, perchè non si può correre sempre a 100km/h durante la stagione, e quando le difese avversarie ormai conoscono la tua verve in transizione, e non te le concedono mai, la totale assenza di un costruttore di gioco si sente eccome. Così non riusciamo pressoché mai, nei 40’, a costruire un tiro ragionato: specchio di tutto è Bell che si fa consegnare da Pepe il pallone, l’ultimo del terzo quarto, a 15” dalla fine, ma non costruisce nulla se non uno sbilenco tiro da 8 metri, senza neanche chiamare uno straccio di schema. Ancora lontanissimo anni luce dai suoi livelli è sembrato Marco Evangelisti: incredibilmente evanescente a Trapani, Marco fa un passetto avanti rispetto alla nerissima prestazione del palaIlio, ma adesso la sua condizione sta iniziando a preoccupare seriamente. Così, nella confusione generale, rimaniamo attaccati alla partita con grinta e nervi, ed è il grandissimo e per nulla scontato merito che ha la nostra squadra, caratteristica fantastica che ci portiamo in dote da inizio d’anno: questo ci premia, giocando a strappi grazie ora a qualche tripla di Pepe, o alle giocate di un grande Sousa, o alla tenacia e qualità di Ambrosin, che metterà una tripla a dir poco pesantissima sul finale di gara. Ma tutto ciò non basta. O meglio, basta per battere una Rieti apparsa davvero col “braccio del tennista”, senza mai riuscire a chiudere una partita condotta per 39’. Ma non basta e non basterà a lungo in un campionato sempre più difficile ed incerto, e senza una candidata “autorevole” a quella terz’ultima piazza senza dubbio da evitare. Perché Tortona, statene certi, risorgerà nel girone di ritorno, Scafati battendo la Virtus ha dato segnali di risveglio, Treviglio e Trapani hanno dimostrato contro di noi di cosa sono capaci, e la Mens Sana vale più delle 7 vittorie ottenute, tra i mille problemi societari. Per repellere quella terz’ultima piazza in primis, e sognare piazzamenti d’alta classifica in secundis, la strada da fare sarà ancora tantissima, specialmente se non riusciremo ad uscire al più presto da questo grigio tunnel tecnico, tattico, fisico e mentale in cui ci siamo cacciati, e dal quale dobbiamo riemergere più forti che mai. Perché la speranza è tornare a rivedere presto in campo la Fortitudo d’inizio d’anno, la Fortitudo di Bergamo, per intenderci, dove siamo andati a dominare e vincere con autorità in casa della prima della classe. Perché tutti uniti, tutti insieme, mettendo ogni tassello al proprio posto, si può. Ma bisogna farlo. Adesso.